domenica 18 aprile 2010

Dove l'Autrice parla di cose che non conosce, partendo da un film che ricorda a malapena e conclude così, buttando lì un beffardo interrogativo


Dogville non è un film che ho amato particolarmente. L'ho visto solo una volta, in dvd, saltandone dei pezzi perché lo trovavo insostenibile e ne conservo una cognizione e un ricordo assolutamente superficiali, quindi dirò una montagna di cazzate. Sopportatele.

L'unica cosa che ricordo molto bene è il finale. La vendetta, la nemesi, la catarsi e la consapevolezza che laddove non c'è più l'innocenza non può esistere il perdono. Nemmeno per i bambini, giacché anche loro sono macchiati della stessa colpa, la stessa crudeltà degli adulti. Ed è qui che io mi arrovello e continuo invano a cercare un perché. Ed è qui che "mi sovvien l'eterno/e le morte stagioni e la presente/e viva e'l suon di lei" e no, non ci naufrago, in questo mare, ma mi limito a galleggiare, bevendo ogni tanto. Poi mi ritrovo a pensare che noi facciamo di tutto per preservare i bambini e la loro innocenza, salvo poi gettarli nelle fauci del mondo, ad imparare tutto quanto innocente non è.

E penso ai bambini di quella scuola dove hanno allontanato dalla mensa quelli le cui famiglie non avevano pagato, e la scena che mi figuro dolcissima della condivisione. Poi penso che quei bambini che hanno diviso il loro pasto con quelli che non potevano permetterselo sono i figli di quei genitori che qualche giorno dopo hanno protestato contro il "misterioso" benefattore che ha saldato il debito e che magari, a casa, sono stati rimproverati per quel raptus di generosità. Quindi ho immaginato (ma la mia immaginazione, si sa, galoppa sfrenata e solo la paranoia sa tenerle dietro) quegli stessi bambini all'indomani, frustrati, delusi, amareggiati, prendersela con quelli che avevano aiutato solo il giorno prima. Non ricordo il nome della cittadina, in questo momento, ma se fosse in America sarebbe Dogville. Meno male che siamo in Italia, giusto?

Giusto?

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